KAZE: musica per stare insieme

Dopo varie avventure, positive e meno, KAZE ha finalmente trovato la sua dimensione artistica. L’abbiamo vista da poco brillare sul palco del Mi Ami, dove ha cantato anche il suo nuovo singolo “Volevo portarti al mare”.

KAZE (all’anagrafe Paola Gioia Kaze Formisano), ha il papà napoletano e la mamma del Burundi, dove ha vissuto per 11 anni prima di trasferirsi a Roma e poi a Milano. È cantante ma anche attrice e infermiera, l’anno scorso l’abbiamo vista recitare in “Anni da Cane” la prima produzione Amazon Prime italiana. L’abbiamo vista a XFactor 2020, esperienza che non si è conclusa a buon fine, ma oggi con i suoi capelli ricci e la sua voce incantevole e soul è riuscita, grazie alla musica, a ritrovare la sua strada. L’abbiamo intervistata:

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Ciao Kaze come stai?

Bene grazie, un po’ scombussolata dalle mille cose da fare, però felice.

Come nasce la tua passione per la musica?

Dalla mia famiglia, sono sempre stata circondata dalla musica fin da piccola. 

Come hai scoperto la tua voce?

Non credo di averla “scoperta”, l’ho sempre usata per cantare ed è sempre stato il modo che usavo per sentirmi meglio. 

Hai vissuto in Burundi sino all’età di 11 anni, hai ricordi di quel periodo?

Ho ricordi meravigliosi. Nonostante il tasso di povertà in Burundi sia molto alto, ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che mi ha permesso di vivere bene la mia infanzia. Ricordo in particolare il sapore della frutta, il verde tutto intorno, l’aria incontaminata, la bellezza delle tradizioni e dei valori Burundesi, e onestamente mi manca da quando l’ho lasciato. 

Credi che le tue origini abbiano influenzato la tua musica?

Assolutamente sì. Credo che il mio approccio alla musica venga da lì.

La musica mi è stata presentata come un modo per condividere. Dai pranzi di famiglia la domenica ai canti corali in chiesa accompagnati dalla danza tradizionale, passando per le esibizioni dei percussionisti ai matrimoni.

Ho sempre visto la musica non tanto come un mezzo per guadagnare o diventare famosi, ma un modo per far sentire alle persone quanto sia bello stare insieme e connettersi. 

Quali artisti consideri un esempio da seguire?

Beyoncé è la mia regina ahahah. Sono veramente una fan sfegatata e rispetto tutto il suo percorso artistico. 

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Mi piace il tuo modo di scrivere, è spontaneo e sincero, sono sempre personali i tuoi testi? 

Sì, i miei testi nascono come sfogo/racconto di esperienze che non riesco a processare altrimenti. È come se scrivendo chiudessi i capitoli del libro delle “cose che non ho elaborato”. 

Lato produzione “Stormi” ha un appeal internazionale, e un ritornello indelebile, come nasce questa idea di cantare in italiano e francese insieme? 

L’idea mi è venuta da una lezione con il mio vocal coach Pachy, in cui ci esortava ad usare le nostre particolarità nella musica: una lingua, un timbro, un modo di pronunciare le parole e così via.

Un giorno, mentre scrivevo, mi sono accorta che non riuscivo a sintetizzare un concetto in italiano e per aiutarmi l’ho scritto in francese. Suonava talmente bene che non ho più potuto farne a meno nella scrittura. 

 “Volevo portarti a mare” il tuo ultimo pezzo ha una produzione più classica, qual è la Kaze che ti rappresenta di più? 

Credo che la Kaze di Stormi sia ovviamente più completa come esempio per spiegare che musica faccio. La Kaze di Volevo portarti al mare è sì più classica ma anche più introspettiva. 

Oltre a cantare hai anche recitato nella produzione Amazon Prime “Anni da cane”, quello dell’attrice è un percorso che vorresti ripercorrere? 

È un percorso che non escludo, avendo fatto teatro tanti anni. Sicuramente la musica è il mio focus principale, ma recitare mi piace molto e non lo escluderei dalla mia vita. 

Stai lavorando ad un album o ad un EP? 

Sì, ci sono dei lavori in corso per un EP, vorrei che fosse il più completo possibile per potermi presentare al mondo come si deve, quindi non ho fretta ma tanta voglia di farlo bene. 

L’ultimo album di cui ti sei innamorata: 

“Harry’s House” di Harry Styles